FUGA DEI CAMICI BIANCHI

L’andamento della sanità di uno stato determina la crisi o la ricchezza dello stesso. L’Italia è uno dei 5 primi stati al mondo dove aspettativa di vita e centri ospedalieri sono considerati il massimo dell’eccellenza.

Se da un lato, tra gli aspetti che ci hanno portato tra i primi 5 stati top nel settore sanitario, troviamo la preparazione professionale dei medici, rapporto costi e aspettativa di vita, dall’altro lato vi è un aspetto che determina una crisi sanitaria: CAMICI BIANCHI.

Numerosi medici, della vecchia generazione, stanno andando in pensione e non si riesce a sostituirli con i medici più giovani, data la formazione sempre più lunga e la mancanza di esperienza.  L’Osservatorio nazionale sulla salute nelle Regioni italiane (calcolate sui dati del Miur e del Ministero della Salute) ha determinato che nei prossimi 15 anni solo il 75% dei medici sarà sostituito, circa 42 mila.

A fronte di tale situazione nel Molise si è deciso di mettere a lavoro medici militari per ovviare a tale mancanza.

Se nel corso di quest’anno si immatricolassero circa 10 mila studenti, tra 10 anni entreranno a lavoro  effettivi circa 8 mila e 700, che aggiunti ai 42 mila di sopra, avremo soltanto 49 mila medici a fronte degli attuali 75 mila.

Dobbiamo, altresì aggiungere, che molti di tali medici andranno a lavorare fuori dall’Italia, dando vita al fenomeno cd. “fuga dei camici bianchi”.

Per capire il vero problema del sistema sanitario italiano si deve fare qualche passo fuori dalla corsia. In realtà i pochi posti e il blocco delle assunzioni, e di conseguenza l’assenza di turnover, sono soltanto il riflesso della criticità principale: quella delle borse di specializzazione.

Il numero programmato nelle università deriva da un calcolo basato sulla base del numero dei docenti, delle aule, dei laboratori e delle attrezzature disponibili che riescono a formare e immettere nel lavoro circa 10 mila dottori neolaureati. Ai quali per esercitare serve tuttavia una specializzazione, in seno agli stessi ospedali “universitari” che al momento contano quasi 7 mila borse disponibili. E i restanti 3 mila? La Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri stima che ogni anno sono 1500 i medici che vanno a specializzarsi all’estero, traducibili anche come 225 milioni di euro di formazione spesi dall’Italia, in quella che si potrebbe chiamare la nuova “fuga dei camici bianchi”.

La soluzione?

E’ un pacchetto d’interventi che aumenti i posti per il corso di Medicina Generale, contrattualizzi gli specializzandi dell’ultimo anno, liberi altri fondi e soprattutto recuperi quelli persi con le borse abbandonate. Tra il 2016 e il 2017 sono state 510 le specializzazioni orfane, in quanto una buona parte dei medici che aveva vinto un posto ha tentato l’anno successivo il concorso per una nuova specialità (magari la propria prima scelta) e a coloro cui è riuscita l’impresa, hanno abbandonato la specializzazione in atto, sprecando di fatto una borsa.

Una situazione, quindi, tutt’altro che curata, anzi. La “fuga” dei camici bianchi potrebbe intensificarsi in questi anni, con un 71% degli intervistati under 40 che valuta o ha già deciso che per la propria specializzazione andrà all’estero.

Ma come siamo arrivati fino a questo punto? Dal rapporto pubblicato dall’Ue-Ocse 2017/18 sullo stato di salute dei sistemi sanitari europei, emerge come in Italia si spendono 2.551 dollari pro capite per la sanità, contro i 2.773 della media Ue. Sprechi creati dai test non necessari o cure eccessivamente dispendiose che i medici italiani fanno effettuare ai loto pazienti.

La politica nel frattempo, oltre a scoprire la mancanza di personale solo dopo le minacce di chiusura dei reparti da parte di alcuni ospedali, si è trovata a dover fare i conti con un’economia nazionale impoverita.

La verità è che per mantenere Quota 100 e Reddito di cittadinanza dovranno essere fatti dei tagli alla sanità. Come se non bastasse, visto che proprio Quota 100 accelera le uscite dei medici dal Ssn.

I malati, in questo Paese, sono trasformati in numeri e la malasanità ha aumentato anche i costi assicurativi per curarsi.

In un contesto del genere, ci chiediamo ancora perché ci sia una fuga di camici bianchi? La scelta di migliaia di giovani medici ricade semplicemente sulla necessità di realizzarsi professionalmente.

A questo possiamo aggiungere casi di malfunzionamento del sistema sanitario italiano, legato ad altri motivi, ma questo è un altro concetto.